La
Vita di Dante Alighieri
Dante
nacque a Firenze a maggio del 1265 da una famiglia di piccola
nobiltà. Egli faceva parte dei guelfi bianchi, e nel 1289 Dante
partecipò alla battaglia di Campaldino contro i ghibellini di
Arezzo. Dante aveva ricevuto una buona educazione, entrando presto
in contatto con i maggiori esponenti della vita culturale della
città e con i poeti che si riconoscevano nella poetica del Dolce
stil novo, come Guido Cavalcanti. Presto il nome di Dante cominciò
a essere noto negli ambienti culturali fiorentini: componeva rime
d’amore di stile cortese, ma presto divenne esponente della
corrente stilnovista, ispirandosi all’amore per Beatrice. A lei
dedicò varie poesie raccolte nella Vita nuova, composta tra il
1291 e il 1295. Il 1295 vede anche l’ingresso di Dante nella
vita pubblica della sua città. Egli si iscrisse all’arte dei
medici e degli speziali che era quella in cui normalmente
affluivano i letterati, ottenendo di entrare tra il settembre del
1295 e l’aprile dell’anno successivo nel consiglio del
capitano del popolo: tra il maggio e il settembre del 1296 sedette
nel consiglio dei Cento, a cui spettava l’amministrazione
economica e politica della città. Quattro anni dopo rivestì
anche la carica di priore e nel 1301 fu mandato come ambasciatore
presso Bonifacio VIII per dissuaderlo dall’intenzione di inviare
a Firenze Carlo di Valois, ma mentre Dante era ancora a Roma, il
francese entrava nella città e consegnava il potere ai guelfi
neri, che diedero subito inizio alle persecuzioni contro la parte
avversa: anche Dante fu condannato per baratteria ed esiliato da
Firenze nel 1302. Dante si rifugiò poi presso Bartolomeo della
Scala, a Verona, e rimase lì fino al 1318, dove compose il
Convivio e il De vulgari eloquentia, nelle cui pagine introduttive
si dichiara la nostalgia per la città perduta. Successivamente si
trasferì a Ravenna, dove fu ospite della corte di Guido Novello
da Polenta fino alla morte, qui compose le Egloghe a Giovanni del
Virgilio e un trattatello scientifico letto a Verona durante un
viaggio del 1320. L’anno successivo, inviato da Guido Novello a
Venezia, per una missione diplomatica, si ammalò di malaria e morì
al suo ritorno a Ravenna, il 13 settembre.
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