La
Divina Commedia
Il
tempo e il titolo
Tra
il 1305 e il 1321 Dante scrisse la commedia ispirandosi
all’opera di Boezio, ”De consolatio philosophie”
(l’appellativo Divina è stato aggiunto da Boccaccio nel 1555).
Dante attribuisce alla sua opera il titolo di Commedia e ne spiega
anche le ragioni: perché il contenuto anche se orribile e pauroso
all’inizio (inferno) presenta un finale lieto, felice
(paradiso); e perché lo stile è” dimesso e umile” rispetto a
quello “ elevato e sublime” della tragedia. L’appellativo
Divina divenne poi definitivo e sta a indicare l’eccellenza
dell’opera.
La
struttura
Scritta
in lingua volgare, la Divina Commedia è un vasto e complesso
poema in versi suddiviso in tre cantiche: inferno, purgatorio,
paradiso, di 33 canti ciascuna.
Complessivamente
però i canti sono 100 poiché se ne aggiunge uno con funzione
introduttiva all’Inferno.
I
versi sono endecasillabi raggruppati in terzine alternate a rima
incatenata.
La
struttura della divina commedia è tutta costruita sul numero uno
e tre: l’uno significa l’unità di Dio, il tre la Trinità.
L’intero poema quindi è dominato, dunque, dall’idea d Dio,
uno e trio, principio e fine, salvezza e felicità dell’intero
universo.
Il
contenuto
La
Divina Commedia narra un immaginario viaggio compiuto dal poeta,
iniziato l’8 aprile del 1300 e durato sette giorni, attraverso i
tre regni ultraterreni dell’Inferno, del Purgatorio e del
Paradiso.
Smarritosi
inizialmente in una selva oscura, che simboleggia la vita
peccaminosa, Dante viene soccorso dal poeta latino Virgilio che lo
conduce fino al Paradiso Terrestre. Qui lo attende Beatrice, la
donna amata nella giovinezza, che lo guida attraverso i Cieli fino
all’Empireo, sede di Dio.
|